Rhove – presente e futuro della scena drill italiana

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Ti ho abituato fin troppo bene, scrivendo di itpop e di artisti emergenti. Oggi invece voglio parlare di un artista che fin dai primi brani mi ha preso e mi ha sorpreso come nessun altro.
Sto parlando di Rhove, artista milanese che continua a sorprendere con ogni sua uscita.

Vita e carriera

Rhove

Generalizzando, in Italia la scena artistica è satura di artisti, specialmente nei generi come rap ed affiliati, ed è piena di meteore che pubblicano un brano famoso e poi scompaiono.

Posso dire con una certa sicurezza, però, che Rhove non sia un fuoco di paglia.

Samuel Roveda nasce a Rho nel 2001. Fin dall’inizio della sua carriera vuole sottolineare come Rho sia provincia, non periferia di Milano tanto che addirittura il suo nome d’arte nasce come mix tra il suo cognome e la stessa Rho.

Dopo aver cambiato due licei ed aver intrapreso una carriera da idraulico ed organizzatore di eventi, è riuscito a dedicare la sua vita alla musica, tanto che con la pubblicazione di Blanc Orange, largamente ispirata dalla trap francese (realtà molto viva in Francia ed esportata in tutto il mondo), è riuscito a trovare spazio in radio importanti come Radio Deejay.

Il 2021 è per lui l’anno del vero successo. Un filotto di singoli uno più azzeccato dell’altro.

Con la pubblicazione di Provincia, Montpellier, Shakerando, Jungle, LA PROVINCE #1 e soprattutto le due opere magne (finora), Corso Europa e La zone, assieme a Shiva, riesce ad emergere e dire la sua nel rap game italiano.

Perché Rhove ha le carte in regola per sfondare?

Sono convinto che esaltare la qualità dei brani, o la capacità di trovare incastri sia ormai una cosa superata in un periodo in cui la scelta degli artisti è così ampia.
Al contrario, non mi sembra nemmeno sensato esaltare le capacità di scrittura di questo artista, sono convinto infatti che i testi non siano il vero punto cardine del suo successo.

Rhove, a differenza di molti altri artisti, è dannatamente orecchiabile. Rappresenta il perfetto mashup tra la trap francese, la drill italiana e diversi sottogeneri rap e trap, ed ogni suo brano ha il potenziale per diventare una hit da classifica.

Bisogna anche tessere le lodi del producer, Madfingerz, che riesce ad esaltare come nessun altro le doti di questo ragazzo, che però già sembra avere le doti giuste per farsi conoscere nella scena. Di per sé le vibes più chill di Shakerando sono in contrasto con la più frenetica La zone, mantenendo aspetti comuni ed aspetti totalmente opposti.


Tirando le somme, so benissimo che parlare di artisti che propongono trap o drill, specialmente in Italia, è un po’ un mezzo suicidio, perché non tutti sono ancora abituati a sonorità del genere.

La mia speranza è che, con il tempo, gli ascoltatori riescano ad avere un orecchio più oggettivamente critico, lasciando da parte i gusti personali e senza giudicare il libro dalla copertina.
Questo articolo vuole dimostrare che anche artisti che non ascolto quotidianamente e che propongono un genere che non mi fa impazzire, possano essere comunque una bellissima scommessa per la scena italiana e farmi cambiare idea, avvicinandomi ad un genere nuovo e da esplorare.

Grazie per la lettura!

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