Simone Panetti – l’introspettività di Profondo Rosa

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La musica, quando viene prodotta da influencer/streamer o comunque persone che non devono la loro notorietà alle loro doti artistiche, viene sempre vista dal pubblico sotto una luce molto critica, e quasi sempre questi personaggi vengono etichettati come “artisti falliti”, giudicando il libro dalla copertina.

Devo ammettere che io non mi faccio frenare da pregiudizi del genere, anzi, ci sono brani scritti da youtuber o streamer che apprezzo molto.

Oggi parlerò di Profondo Rosa, il disco d’esordio di Simone Panetti, noto streamer sulla piattaforma viola. In particolare mi soffermerò su ogni singolo brano, lasciando un commento più o meno personale per ognuno, per capire alla fine se questo disco è una “pura goliardata”, oppure ha qualcosa di interessante da raccontare.

Su di te – feat G.bit, prod. Mike Lennon e Rooler

Come posso commentare il mio brano più ascoltato quest’estate?

Su di te è un brano DECISAMENTE esplicito, con un testo volutamente goliardico, che certe volte regala qualche chicca da non far passare in secondo piano. Geniale il “ti ho regalato fiori perché sei morta dentro”.

Caratteristica molto interessante di questo brano è però il twist di mezzo, che trasforma una normalissima canzone pop, in una inaspettata traccia quasi hardcore/frenchcore (ammetto, e mi perdonino i puristi, che ascolto musica di quel genere, ma non ho mai avuto la capacità di distinguerne i sottogeneri).

Senza dubbio un modo ottimo per iniziare l’ascolto del disco. Se la qualità dei brani è coerente a quella di Su di te, siamo di fronte ad un potenziale discone.

Ti odio

Una lista di persone ed animali odiati cantata sopra ad una traccia di chitarra elettrica clean ed una batteria incalzante. Così inizia il secondo brano, Ti odio, dove la sola voce di Panetti trova una linea melodica non incredibile, ma nemmeno scontata.

Il brano è dannatamente pop (che considero come un complimento), un brano dalle sonorità spensierate ed un testo assolutamente opposto al mood trasmesso. Questo testo ci introduce infatti ad una realtà molto meno leggera di quello che le strumentali vogliono fare credere.

Il brano parla (pensa un po’) di odio. Odio verso una persona e tutto ciò che è ad esso collegato, persino gli animali domestici. Persona che si rivelerà poi essere “causa” di tutti gli altri brani del disco.

Simone Panetti

Morirei – feat bnkr44

Brano che regala un mood un attimo diverso rispetto ai precedenti. Le linee melodiche delle due voci, specialmente il falsetto al ritornello, non mi fanno troppo impazzire, però in un ecosistema come quello che si sviluppa in questo brano, “fanno il loro”.

Soffermandosi sul testo, anche qui il taglio spensierato ed incalzante delle strumentali inganna l’ascoltatore, portandolo a non considerare quanto possano essere profonde le liriche, che testimoniano una situazione infelice e turbata, dove viene persa la voglia di vivere e viene persa quella scintilla accesa in ognuno di noi.

Metti che smetto di amare
Metti che non sento ciò che mi piace
Brillare in me
Cosa dovrei fare?
Dovrei stare ancora un po’ chiuso dentro il mio mare
Per uscire poi senza mai più affogare
Vedere i colori in mezzo agli errori

Simone Panetti – Morirei

Cerotti – intermezzo

Altro brano con un sound leggero ed orecchiabile, con un testo che racconta un amore non troppo da favola.

O almeno, così sembra per la prima metà della traccia.

Il brano assume dopo poco più di un minuto, toni cupi, con una batteria abbassata di pitch ed una voce molto più bassa, che con un tono quasi disperato urla tutta la propria rabbia.

Il brano termina improvvisamente, senza risoluzioni e senza giri di batteria, come se per sbaglio avessi cliccato “pausa”. A livello di ascolto è ovviamente difficile da apprezzare, avendo un cambiamento nel mezzo ed un finale praticamente inesistente, ma a livello artistico lancia un messaggio forte come nessun altra parola può fare.
Grandissima scelta stilistica da parte sua, che riporta l’ascoltatore a terra, facendo capire che al di là dei toni canzonatori e leggeri, la vita è tutt’altra cosa, ed il messaggio che vuole trasmettere è chiaro e crudo.

Giulia

Brano già pubblicato in passato e già apprezzato in passato. In questo disco però assume un senso nuovo.

Il brano, da solo, è una dichiarazione d’amore. Parla di una ragazza amata, che lo riesce a comprendere appieno. Chiaramente, la dichiarazione d’amore è fatta “alla Panetty”, con termini di paragone violenti (chiaramente non da prendere alla lettera).

Un brano delicato, che però inserito all’interno di questo disco assume un significato totalmente nuovo. Che sia questa tale Giulia la carnefice? La persona odiata, la persona che ha spento la scintilla dentro Panetti, la persona che ha scatenato questa sua rabbia? Niente lo dice direttamente, lasciando spaziare la fantasia dell’ascoltatore.

Bellissima la scelta di un tono di voce più delicato, quasi da innamorato.

Dentro di te – feat Drast

Un sound molto più aggressivo ci introduce ad un brano molto intimo, ma allo stesso tempo diretto come un pugno. Parla quasi di apatia, mostra come dentro di sé Panetti non abbia più niente (situazione già espressa in un modo più velato in Morirei).

Drast sottolinea come la presenza dell’amata sia tanto essenziale, quanto lacerante sarà la sua assenza.

Voglio il silenzio per sentirti respirare
Aspetto che arrivi la luce così ti posso guardare


Lascio la porta chiusa così nessuno può entrare
E tu non puoi scappare, sennò cosa mi rimane?


Voglio arrivi la notte per renderti un sogno
Non sopporti quel treno che mi porta via


Ed odio a mortе il tempo perchè so che un giorno
Ti rеnderà un ricordo di cui ho nostalgia

Drast – Dentro di te

A parer mio, questo è il brano migliore del disco.

6 la mia tortura

Un brano simile ai precedenti, sia per il sound che per il messaggio.

A differenza dei precedenti però, in questo pezzo il focus non è incentrato sui sentimenti e sul piano più emotivo, bensì il testo evidenzia la presenza di questa persona, carnefice del nostro protagonista, qui definita come la sua tortura.
Tutto il brano è un urlo di dignità e consapevolezza di sé stesso. Parla di una ritrovata libertà ottenuta solo dopo essersi liberato della persona diventata ormai un aguzzino.

Un giro di chitarra accompagna ingresso e uscita della voce per tutta la traccia, che non è complicata a livello musicale, ma riesce ad avvolgere completamente la voce di Panetti.

Cara buongiorno (extra) – prod. Greg Willen

Sound totalmente diverso, voce totalmente diversa, ma messaggio uguale.

Questo è l’apoteosi di un disco raccontato da qualcuno che ha veramente toccato il fondo, è risalito ed ha la forza di raccontare tutto.

“Solo un altro giorno in cui mi sveglio morto”, questo ripete Panetti nel ritornello del brano, impreziosito dalla produzione di Greg Willen che è riuscito a stravolgere lo stile di Panetti, che ha accolto la sfida, sforndando un brano notevole.


Tiriamo le somme del disco.

Senza dubbio ci sarà una buona parte degli ascoltatori che si fermerà alle sonorità molto orecchiabili e cantabili del disco, ma so per certo che molte persone riusciranno a cogliere il messaggio che Panetti vuole inviare, facendobne tesoro e ricordandosi che anche gli influencer sono delle persone, ed in quanto tali hanno sentimenti e periodi no.

Notevoli le produzioni, notevole il testo, notevole la ricerca di stile, che è arrivata a farci conoscere una persona in grado di intrattenere come pochi altri, ed allo stesso tempo in grado di raccontarsi come solo i grandi artisti sanno fare.

“Non è obbligatorio fare musica”, ma per fortuna, Panetti la fa!

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