Michele Cagnoni, vedere il palco da un’altra prospettiva

Michele Cagnoni, vedere il palco da un’altra prospettiva
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Il palco è l’habitat naturale degli artisti. Sul palco sono loro al centro dell’attenzione, ma chi non si limita alle apparenze, sa benissimo che esistono altre figure come il tecnico di palco e i fonici. Michele incarna in pieno questa figura.

L’ho conosciuto giocando a basket nella stessa squadra ed ho scoperto solo in tempi più recenti questo suo lavoro nel mondo della musica.
Il lavoro di tecnico di palco (o fonico, dipende dalle situazioni) è un campo in cui sono ignorante, oltre ad essere molto poco conosciuto dal pubblico.

Di fronte al classico caffettino da intervista, ho potuto chiacchierare con lui del più e del meno. Qui sotto lascio il succo del nostro discorso.

Ciao Michele. Tanto per iniziare, quale scuola hai frequentato?

Alle superiori ho frequentato il Liceo Scientifico delle Scienze Applicate all’ISISS Gazzaniga (lol, la mia stesso scuola, manco me lo ricordavo (ndr))
Dopo la maturità ho studiato come tecnico del suono all’ Accademia La Scala (a Milano) anche se non faccio solo quello.
Credo che gli studi al liceo mi abbiano aiutato nella mia crescita nel mondo musicale per quanto riguarda l’approccio allo studio, dato che sono molto pratico, sono più concreto.

Parlami un po’ del tuo lavoro

Io ho studiato come tecnico del suono, ma ora come ora faccio un po’ di tutto. Lavoro per due aziende e sono libero professionista per una cooperativa, sono un po’ come il “bocia dei cantieri” (per i non orobici, il bocia è il ragazzo affiancato ad un lavoratore con esperienza per imparare il mestiere. Può quasi essere inteso come “stagista”)

Foto da una cena aziendale – 2019

Con una azienda, CDPM Sound Service, lavoro molto nell’ambito teatrale e musicale anche in teatri molto grandi (Arcimboldi, Creberg, Piccolo Teatro), con la seconda azienda, Assembling Division, lavoro più per sfilate e convegni, e da loro ho imparato molto la pulizia, l’ordine ed il sapersi muovere all’interno degli eventi “più pettinati”. Con la cooperativa ho addirittura intrapreso una tourneé di più giorni per un gruppo teatrale!+

Ho anche notato che più gli artisti sono famosi, più apprezzano il tuo lavoro. Non voglio fare di tutta l’erba un fascio chiaramente, in linea di massima sono sempre stati tutti gentili, ma ho notato che la fama di un artista non per forza lo fa sentire “al di sopra” di te.

Tu mi hai detto che non suoni nessuno strumento. Ritieni sia un limite per un tecnico non saper suonare e non conoscere strumenti?

Vista dalla graticcia del Teatro Dal Verme (Milano)

Senza dubbio aiuterebbe conoscere uno strumento musicale. Ma secondo me un conto è saper leggere la musica, un conto è sapere come suona uno strumento.

Nel mio lavoro è decisamente più importante conoscere il suono dello strumento e saperlo controllare al meglio.
Poi certo, devi sapere che strumento hai di fronte
Ricordo che ad uno spettacolo bisognava alzare il volume della marimba, e io avevo di fronte a me marimba, xilofono e tantissimi altri strumenti simili e GRAZIE A DIO sapevo quale fosse la marimba! (ride, anzi, ridiamo. ndr)

Una domanda un pochettino più soggettiva: quale è lo strumento più difficile da regolare? E perché proprio la batteria?

No beh, calma…
Non esistono leggi che standardizzano ogni live, dipende dalla situazione.

Fiera di Francoforte Prolight Pro Sound – 2019

La batteria, per esempio, varia spesso.
In concerti jazz bastano 3 microfoni, per amplificarla in modo più panoramico e non perdere certe dinamiche che lo strumento offre (per esempio, se microfonassi il rullante, ogni piano o mezzopiano verrebbe avvertito in modo diverso).
Al contrario nella musica rock serve microfonare ogni singolo componente perché ti possa “sbattere in faccia” ogni suono.

Quindi non saprei dirti quale è lo strumento più infame, anche se di certo nella musica elettronica è molto difficile regolare cassa e bassi.

La musica ti ha portato a conoscere gente molto famosa, come Iacchetti, Giacomo Poretti, Giusy Ferreri, Anastasio e molti altri.
Quale è stato il concerto più bello a cui hai partecipato?

Ecco, anche qui dipende. Mi è piaciuto tantissimo tributo a Bill Evans in piazza a Lecco. In quella occasione ho avuto modo di incontrare i musicisti che lo hanno accompagnato quando era ancora in vita. Seppur fossero davvero musicisti di fama mondiale, erano umili come pochi.

Backstage Teatro Dal Verme Milano, Setup Channel-list – 2019

Un altro grande concerto, per me, è stato un tributo ai Pink Floyd, dove ho ascoltato per intero il disco The Wall ed ascoltarlo live è stata veramente un’esperienza impagabile.

Festival Lazzaretto Bergamo – 2019

Ricordo anche il dj set su una barca sul Garda. C’è da dire che è stato duro portare tutto l’impianto al terzo piano dell’imbarcazione, ma fare un un evento con il tramonto di fronte a te in mezzo al Lago di Garda è stata un’esperienza che non dimenticherò facilmente.

Il succo del discorso è che non per forza se un artista è tanto famoso, allora il suo concerto è per forza migliore di altri. Sono i colleghi che incontri, il tipo di lavoro, le persone che incontri e gli artisti (anche quelli più umili) a regalarti davvero delle belle emozioni.


Come spesso accade, l’intervista è presto diventato uno scambio di opinioni e di sperienze vissute.
Michele, come effettivamente ipotizzavo, si è rivelata una persona estremamente umile e ben orientata ad imparare e confrontarsi con i colleghi. Abbiamo parlato di diversi argomenti, sempre legati alla musica ma non per forza da inserire nell’intervista, non perché non interessanti, ANZI, ma perché è stato più colloquialo che altro.
Ci tengo però ad inserire questa sua ultima considerazione


Mi è piacuto molto vedere le proteste (pacifiche) a Milano da parte di tecnici di palco, fonici ed ogni persona coinvolta nel mondo musicale.
Il nostro è un ecosistema che porta molto guadagno allo stato, sia economicamente sia culturalmente.

Siamo stati davvero poco considerati.

Io per fortuna riesco ancora a vivere, ma ho visto molti miei colleghi con casa e famiglia arrivare tiratissimi alla fine del mese, perchè la situazione è davvero molto molto magra ed ho paura che sarà così ancora per un bel po’.

Io amo il mio lavoro e vorrei farlo per tutta la vita, ma tantissime persone con le mie stesse ambizioni stanno sempre di più trovando porte chiuse, o vengono licenziate


Sono le interviste come questa che mi fanno davvero appassionare a questo mondo, perché è stata davvero una chiacchierata informale tra due persone inserite nel mondo della musica.

Grazie mille a Michele per la disponibilità e per avermi trasmesso la sua grande passione. Spero di avergli reso onore!

Grazie per la lettura, ci vediamo al prossimo articolo 🙂

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