Claudio Bruno – vita da turnista

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Questa estate ho avuto la fortuna, assieme ad un paio di amiche, di andare ad assistere al concerto di Fulminacci al Piazzale degli Alpini a Bergamo. Concerto di altissima qualità, divertente e senza dubbio da ripetere.
Uno dei fattori che lo hanno reso così memorabile è stato però un ragazzo, che assieme al caro Filippo Uttinacci ha dato spettacolo con la sua chitarra. Sto parlando di Claudio Bruno.

Incuriosito e affascinato da una prestazione tanto divertente quanto di qualità, che ha intrattenuto senza però rubare il palco all’artista principale, ho voluto approfondire meglio il lavoro e la carriera di questo musicista, che ha dedicato una bella parte del suo tempo per rispondere alle mie domande (complice anche la mia mancanza di tempo che ha allungato non poco le tempistiche dell’intervista, però ha avuto molta molta pazienza).

Ecco quindi una decina di domande a Claudio Bruno, chitarrista e turnista per artisti importanti del panorama itpop come Fulminacci e Gazzelle.

Chi è Claudio Bruno? Dove sei nato/cresciuto?

Sono nato a Reggio Calabria il 9 aprile del 1993 e ci ho vissuto fino ai 20 anni. Ho studiato pianoforte a 8 anni, un po’ costretto dai miei genitori che ci tenevano che io potessi suonare uno strumento, inconsci ovviamente che sarebbe diventato il mio lavoro. Dopo 5 anni ho perso un po’ la passione nello studio pianistico, iniziando ad approcciarmi da solo allo studio della chitarra, guardando anche le lezioni di mio fratello, un po’ “rubando” dal suo maestro. Ho piano piano abbandonato lo studio del pianoforte e da autodidatta per due anni ho studiato chitarra, per poi decidere di prendere lezioni privatamente ed in seguito studiare chitarra classica al conservatorio F. Cilea di Reggio Calabria, dove non ho concluso il ciclo di studi ma ho ottenuto al quinto anno la licenza di solfeggio, il tutto mentre studiavo lingue. 

A 21 anni mi sono trasferito a Roma ed ho frequentato il St. Louis College of Music dove mi sono laureato in chitarra Jazz indirizzo Pop e contemporaneamente ho studiato privatamente con Massimo Varini e Ruggero Brunetti. Ho sempre seguito parallelamente percorsi accademici per i fatti miei e credo tutt’ora siano stati piu utili di tanti altri studi.

Aver studiato pianoforte ed aver frequentato in conservatorio la chitarra classica, specialmente per l’approccio con la mano destra, mi è sempre tornato utilissimo anche facendo cose molto distanti da quel mondo, un po’ perché il pianoforte ti apre davvero la testa e ti fa vedere la musica in un altro modo, un po’ perché lo studio della chitarra classica mi ha aperto un mondo anche su altri tipi di strumenti.

Dopo tanti anni posso dirti che come da bambino ci sono cose che quasi arrivi ad odiare per poi riscoprirle in seguito, un po’ come ho fatto io prima con il pianoforte, poi con l’ambiente nel conservatorio, adesso con più maturità reputo che il pianoforte è il mio strumento preferito in assoluto e sto riscoprendo dopo tanti anni la chitarra classica anche approcciandomi a generi che sono lontani dai nostri.

Da dove è nata la passione per la musica? (Quale è stato il tuo primo strumento/lo strumento di cui ti sei innamorato e quali sono (se ci sono) gli artisti che più hanno ispirato le tue composizioni o il tuo stile da chitarrista?

Per quanto riguarda influenze artistiche in generale mi sono appassionato alla chitarra ed ho capito che questo sarebbe stato il mio lavoro ascoltando i RHCP ed in particolare Frusciante in maniera quasi ossessiva. Poi assieme a lui posso metterci tutti i grandi chitarristi da Hendrix a Pat Metheny e Scott Henderson per quanto riguarda la chitarra elettrica, mentre per altri mondi posso nominarti Tommy Emmanuel o Paco de Lucìa.

Negli ultimi anni, appassionandomi alla chitarra acustica contemporanea, sono stato molto ispirato da chitarristi che ho studiato o che tutt’ora studio come Michael Hedges, padre di queste tecniche, ma anche Andy Mckee, Don Ross ed altri su questa falsa riga.

Di italiani, parlando da turnista, anche se come lavoro adesso ha un’accezione più ampia di quella che poteva avere magari vent’anni fa, ti posso dire che Massimo Varini, Ruggero Brunetti, miei maestri, ma anche Luca Colombo, Giorgio Secco hanno avuto una forte influenza su di me.

Sicuramente per quanto riguarda in particolare i miei pezzi mi torna tanto utile lo studio della chitarra classica, magari senza entrare nello specifico, ma quasi tutti i brani studiati in conservatorio sono per me una grande fonte di ispirazione

Nella tua carriera hai potuto calcare palchi anche belli grossi (il primo che mi viene in mente è il Mediolanum Forum di Milano), palchi che molto probabilmente sono frutto di una gavetta non indifferente. Raccontami un po’ la tua carriera nel mondo della musica “da concerti”, passando dai primi palchi ai giorni d’oggi

Posso dire di aver fatto tanti anni di gavetta, suonando nelle situazioni più svariate. 

Ho iniziato a 15 anni a suonare fuori dalla calabria. Nel mio gruppo storico The Syndrome suonavo tutt’altro genere ed assieme abbiamo fatto negli anni qualunque tipo di locale, club e festival soprattutto tra calabria e sicilia dai 16 ai 19 anni, fino a partecipare per tre anni ad un festival in Ungheria, e quella è stata davvero un’esperienza forte.

Ho fatto centinaia di concerti dai locali piu piccoli e beceri alle cose piu incredibili, passando da matrimoni ed esibizioni in duo e trio, e sono convinto che qualunque situazione può insegnare qualcosa, perché per la mia esperienza anche le situazioni più piccole ti mettono comunque alla prova.

claudio bruno

Quello che mi ha insegnato la mentalità da turnista è stato il non disdegnare nessun genere, spaziando da ambienti più rock a situazioni più pop.

Posso garantirti che puoi davvero cogliere insegnamenti che ti tornano utili nelle situazioni più disparate. Qualunque genere, anche quello meno blasonato, va suonato ed approcciato perché ti tornerà utile in tante altre situazioni.

Gazzelle al Forum d’Assago

Quale è stato il tuo concerto preferito? E perché?(ovviamente da musicista e non tra il pubblico)

Il Forum di Assago, tra i tanti concerti, rimane il mio preferito, e parlo del mio “primo Forum” con Gazzelle, per una lunga serie di motivi.

Dopo aver fatto tanti altri palazzetti secondo me il Forum ha qualcosa di magico, di mozzafiato. Il primo che ho fatto è stato assurdo a livello di sensazioni arrivate dal pubblico. Un po’ un misto tra terrore e adrenalina, dato che incuteva timore vedere quel “mostro” dal palco con davanti tutta quella gente, ma allo stesso tempo non potevi non essere pervaso da adrenalina e felicità così forti ed indimenticabili.

Sicuramente poi ce ne sono tanti altri stupendi, che sia per la location o per il pubblico, ma se devo sceglierne uno, quel Forum ha veramente cambiato qualcosa in me.

A livello di fama, ti sei mai sentito messo in secondo piano dagli artisti che hai accompagnato sul palco? Dopo tutto ai concerti vado per sentire Fulminacci o Gazzelle (per nominarne due con cui collabori). Essere “un musicista che accompagna l’artista” ti solleva dal peso o dall’ansia di grandi palchi e grande pubblico?

Personalmente non mi sono mai sentito messo da parte sul palco quando accompagno altri artisti. Soffermandomi su Fulminacci e Gazzelle, ho la fortuna di vivere un rapporto professionale ma anche di amicizia in cui c’è veramente rispetto e considerazione per noi che stiamo sul palco. Per Fulminacci da un po’ seguo anche la direzione artistica del progetto quindi oltre ad essere sul palco come chitarrista mi occupo anche di tutto quello che c’è prima come scaletta e arrangiamenti. Lui coinvolge parecchio.

Anche con Flavio, pur non occupandomi della direzione artistica non mi sento messo da parte, ma chiaramente dipende dall’indole di ognuno.

Per come sono fatto caratterialmente non mi piacerebbe essere frontman in una situazione del genere. Faccio le mie cose ed ho il mio progetto che comunque procede anche se in maniera più lenta.

Tornando alla mentalità da turnista e prendendone le tante cose positive, ho sempre pensato di dover e voler essere al servizio della canzone e della musica. Non mi sento messo da parte perché dal momento in cui quel brano deve uscire come è stato pensato, se anche il mio ruolo fosse fare due note in croce a me va benissimo, perché so di essere stato comunque parte di un qualcosa in cui sono al pieno servizio per farlo uscire al meglio.

Claudio bruno

Come riesci a gestire la tua vita privata continuando comunque a suonare in grandi palchi in tutta Italia?

Claudio Bruno in concerto con Fulminacci

A livello privato non è facilissimo non solo per una relazione sentimentale ma anche per famiglia e amici. Noi musicisti facciamo un tipo di vita abbastanza diverso, per esempio io non ho una settimana lavorativa dal lunedì al venerdì. Potrei lavorare di domenica ma essere “libero” il resto della settimana, ad esempio. Ci sono mesi in cui sono sempre fuori e mesi in cui sono sempre a casa. 

Questo ovviamente comporta anche avere ritmi molto diversi dalle persone che ti circondano (a meno che non siano anche loro musicisti). Non è facilissimo conciliare il tutto ma con il tempo si impara. “Purtroppo” non è facile starci accanto perché una passione come questa vince su tutto o quasi, ma comunque si impara a gestire queste cose. Si tratta di fare pace con queste dinamiche e differenze di ritmo della vita durante giornate, settimane e anni. Magari certe volte manchi alle feste o ai compleanni, ma ci sono anche momenti in cui puoi dedicarti davvero alle persone che ti stanno accanto.

A livello solista hai fatto/stai portando avanti progetti?

A livello solista porto avanti da qualche anno il mio “progetto” scrivendo i miei brani sulla chitarra acustica.

Ho inciso un EP (Changes) e un album (Savouring the Past) e l’obiettivo è farne uscire un terzo. Purtroppo riesco a fare tutto nei ritagli di tempo in cui non sono fuori o lavorativamente parlando non sono impegnato.

È sicuramente una parte della mia vita artistica a cui vorrei prestare più attenzione ed importanza. Essere il solista non fa tanto per me a livello caratteriale, ma lo sto imparando piano piano e vorrei poterci dedicare più tempo. Ho in cantiere anche alcune idee con la chitarra classica quindi con un’impronta solistica un pelo diversa dall’acustica.

Poi se vogliamo spostarci dalla chitarra, da qualche anno la mia vena artistica scorre parallelamente alla produzione di brani per artisti emergenti. Quasi mai da solo, spesso sono con uno o più colleghi.

Un consiglio che daresti al te stesso del passato e un proposito da realizzare per il te del futuro

Lo do al me del passato e del presente. “Buttati molto di piu in situazioni con altri musicisti”. Per questioni caratteriali, ambienti come una jam session non li ho mai vissuti moltissimo, specialmente per timidezza. Dovrei scogliermi e buttarmici senza considerare quello che gli altri possano pensare del modo in cui suono.

Un altro consiglio che posso darmi è quello di non fermarmi troppo. È bello raggiungere i risultati prefissati e goderne, ma non ci si pu  appoggiare troppo su quel risultato ottenuto. Servono altri stimoli, altri studi, nuovi input e nuove persone senza fossilizzarsi su qualcosa di sempre uguale, altrimenti c’è davvero qualcosa che non funziona.


E con questo si conclude l’intervista a Claudio Bruno.

Va detto, e lo dico molto volentieri, che il buon Claudio ha dovuto sopportare i miei messaggi per mesi, dato che per terminare l’intervista ci ho impiegato davvero un tempo spropositatamente lungo. Claudio, da vero professionista, si è anche dimostrato molto paziente, attento ai dettagli e rispettosissimo nei miei confronti, rispondendo sempre in modo completo e spronandomi a tirare fuori il meglio da questa intervista, di cui ora posso davvero andare fiero.

Quindi grazie di cuore Claudio per la tua infinita disponibilità e grazie a te amico di New Vibes in Music per la consueta lettura. Ci vediamo al prossimo articolo!

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